Convivere con la Cefalea (mal di testa cronico)
L’impossibilità della Convivenza
Raccontiamo alcune storie vere, dove sono di fantasia solo i nomi. Non sono nemmeno le storie peggiori.
Di seguito daremo:
° indicazioni circa la legislativa vigente poiché è possibile fare sì perché la legge sia giustizia
° indicazioni di massima circa la prassi da seguire per la valutazione d’invalidità nel campo della cefalea
Due o tre storie a caso:
• Teresa, medico, si è “dovuta” dimettere dal lavoro.
• Giovanni, ferroviere, si è “dovuto” dimettere dal lavoro.
• Laura, funzionario di banca, “ha chiesto” di essere degradata a mansioni di minore importanza e meno retribuite.
• Elisa ha smesso di studiare.
• Lamberto, primo della classe o quasi, ha smesso di studiare.
• Claudia, la prima della classe, ha smesso di studiare.
Chi sono questi degli autolesionisti? No, sono cefalalgici.
Una storia cortissima:
FUGA – Alfonso
Nell’ambiente di lavoro non “si accetta il mal di testa”.
Lui ha una crisi di dolore sul lavoro, ma non può farlo vedere. Gli unici analgesici efficaci sono quelli per iniezione.
Tra due minuti deve essere fuori, all’aperto con due colleghi a fare un lavoro in esterni. Deve stare zitto. In ascensore s’accorge che non ce la farà.
Che s’inventa? Risale in ascensore, ma il bagno è occupato. Il tempo pochissimo.
Alfonso rientra in ascensore e lo blocca tra due piani per farsi la sua famosa iniezione.
Ora può lavorare.
Se questa è vita…
Una storia di tutti i giorni
MOBBING – Silvia
Silva è una brava impiegata, ma spesso ha mal di testa. Deve lasciare il lavoro a metà e si trova il giorno dopo col doppio, anzi il triplo da fare perché i colleghi non sopportano più questa lagna.” Ma se sta male perché viene a lavorare?”.
Silva vorrebbe aiutare il marito a concedersi una vita più agiata.
Intanto la sua è un disastro.
Non tutti coloro che soffrono di cefalea o di dolori primari sono in così grandi difficoltà. Per tanti però è così.
Se ti riconosci in chi fatica a svolgere una vita normale, in chi ha le ali tarpate dal dolore, fai sentire la tua voce.
Ci sono disegni di legge da presentare. Ci sono riconoscimenti da ottenere.
Se non hai mai sofferto di mal di testa, se non hai mai avuto un dolore cronico ti preghiamo di immaginare. Ti preghiamo di pensare se sia giusto che sia riconosciuta un’invalidità a chi ha minime mutilazioni al dito di un piede e nulla a chi ha sempre dolore alla testa.
Per piacere non ci dire che non credi al mal di testa perché non si vede. Prima di tutto si vede, poi ci sono test che potrebbero essere usati per smascherare eventuali bugiardi. Infine, anche la depressione non si tocca con le mani, ma probabilmente ci credi. Perché?
LEGISLATIVA
MOBBING
Il Mobbing sui cefalalgici può essere molto pesante e diventare uno stressor rilevante di per sé in grado di peggiorare ulteriormente il quadro clinico o di complicarlo
°In nessun caso si deve un mobbing che comporti un danno morale e biologico e professionale
CON RIFERIMENTO AL DANNO BIOLOGICO E SOLO PER LIMITARCI A QUALCHE CENNO RIPORTIAMO LE SENTENZE CHE HANNO RILEVATO IL PRIMATO DELL’ INVIOLABILITA’ DEL BENESSERE BIOLOGICO E MORALE NEL POSTO DI LAVORO . SI RICORDA L’ENORME PESO DELLE SENTENZE DI CORTE DI CASSAZIONE
Sul primato del diritto alla salute in tutte le circostanze: Corte Cost: 20/12/96 n. 399 in Orient. Giur. Lav., 1997, 1169; sul primato didetto diritto anche sul luogo di lavoro: Corte Cost. 18/07/91 n. 356, in Foro it. 1991, I, 3291 con nota di Poletti; Cass. Pennale , sez. IV, 8/3/88 in Riv. Pen. Economia, 1990, 149, n. CIANNELLA; sul bene primario della salute in sé considerato, quale diritto inviolabile dell’uomo alla pienezza della vita ed all’esplicazione della propria personalità morale, intelletuale e culturale Cass. 24/1/90 n. 411, in lav. Prev. Oggi, 1990, 2387, con nota di Meucci; – sul danno biologico sul posto di lavoro e sulla perdita della sensazione di benessere avvertita nello svolgimento del lavoro (c.d. “cenestesi lavorativa”) Trib. Roma 11/7/95 in Riv. Giur. Circolaz. E TRASP., 1996, 141; Pretura Torino 8/2/93 in Riv. It. Dir. Lav., 1995, II, 124, n. NALLETTO; Pret. Milano 30/12/92 in Riv. Critica Dir. Lav., 1993, 387; su temi analoghi Cass. 6/7/90 n, 7101, in Lav. Prev. Oggi 1991,1181; Cass. 10/3/90 n. 1954 in Crit. Pen. 1995, 50; – danno alla vita di relazione sociale, alla sessualità e sul danno estetico, Cass. 18/4/96 n. 3686 in Giur. It., 1997, I, 1, 926, n. GIAMMARIA; Cass. 23/1/95 n. 755 in Zacchia, 1997, 117; Cass. 2/7/91 n. 7262 in Arch. Civ., 1991, 1126 ed altresì in Foro It.,1992, I, 803; Trib. Aquila 26/1/91 in P. Q. M., 1991, FASC. 1, 67; Trib. Sassari 19/5/90 Riv. Giur. Sarda, 1990, 717, n. FRAU; Cass. 13/11/89 n. 4791 in Mass., 1989; Cass. 19/5/89 n. 2409 in Mass., 1989; Trib. Monza, 15/2/88 in Arch. Giur. Circolaz., 1988, 1067, n. GUSSONI; Trib. Ravenna 12/2/88 in Dir. e Prat. Assicuraz., 512; Trb. Padova 24/5/82 in Giur. di Merito, 1984, 65 ed altresi in Riv. It. Medicina Legale, 1984, 217 – sulla rilevanza, nel concetto di danno biologico, pure della componente morale: Trib. Bologna 13/6/95 in Riv. It. Medicina Legale, 1997, 811; Cass. 26/10/94 n. 8787 in Arch. Giur. Circolaz., 1995, 632; Trib. Milano 17/10/94 in Gius, 1995, 165; – sulla valutazione equitativa del danno biologico, avuto riguardo al “valore umano” perduto, e sui criteri di valutazione: Cass. 11/8/97 n. 7459 in Danno e Resp., 1998, 251, n. MONTAGUTI; Cass. 14/5/97 n. 4236 in Mass., 1997; Cass. 23/6/90 n. 6363 in Mass., 1990; Cass. 26/11/84 n. 6134 in Riv. Giur. Lav., 1985, II, 689, n. POLETTI; Trib. Roma 18/1/82 in Dir. Lav., 1982, II, 18.
CON RIFEREMENTO AL DANNO PROFESSIONALE E SOLO PER LIMITARCI A QUALCHE CENNO: NELLA GIURISPRUDENZA DI MERITO. Si veda: Pretura di Roma 17 aprile 1992, in Lav. Prev. Oggi, 1992, 1172 con nota di Meucci; Pret. Milano 7/1/97 Riv. Critica Dir. Lav., 1997, 593; Pret. Nocera Inferiore 5/12/96 in Riv. Crit. dir. lav. 1996,458; Pret. Pinerolo 8/8/96 in lavoro nella Giur., 1997, 153; Trib. Milano 6/7/96 in Riv. Critica Dir. Lav. , 1997, 121; Trib. Cagliari 5/7/96, in Riv. Crit. Dir. lav. 1996, 741
LA CEFALEA E L’INVALIDITA’
Le Regioni hanno fissato i parametri di valutazione. In tal senso siamo a fronte del caso in cui la Regione Lombardia ha attribuito un punteggio certo alla cefalea che varia dallo 0-15% (livello A= forme episodiche a frequenza medio bassa e soddisfacente risposta al trattamento) al 31-46% (livello C = forme croniche refrattarie ai trattamenti). Anche se è una certezza di valori che troviamo, al momento, solo in Lombardia, certo è che ha reso VISIBILE questa patologia facendola diventare MALATTIA RICONOSCIUTA. Nelle diverse regioni e ASL si incontreranno pertanto criteri non così definiti, ma certo questo statuto lombardo è stato d’estremo rilievo.
La norma generale è che qualsiasi domanda per la valutazione dell’invalidità e dell’aggravamento d’invalidità – da stimare tutte le volte che ci sono altre patologie concorrenti – sono prese in esame a condizione che siano corredate da documentazioni mediche non di data remota.
Avuto in mano il carteggio medico, ospedaliero, le ricettazioni, la/le relazioni mediche in cui le condizioni cliniche siano chiaramente esposte ed elencate, basta presentarsi al medico di base , che peraltro si presume sia informato delle vostre condizioni cliniche, fornendo il modulo di richiesta d’invalidità civile che si ritira negli uffici ASL. Sarà il medico curante a redigere questo documento.
PRIMA di muoversi come sopra descritto è consigliabile consultarsi con il sindacato di settore: ad esempio i dipendenti di multinazionali necessitano certificazioni da strutture private, non così i pubblici dipendenti, benchè anche in questo ambito vi siano differenze tra settori. Inoltre un’invalidità può esser svantaggiosa in alcune carriere, come ovvio. Quindi si consiglia di non chiederla per i giovanissimi se non nel caso si prospetti, per altre patologie, un futuro devastato.
SE SEI IN DIFFICOLTA’ PER I RAPPORTI DI LAVORO CONTATTACI
SE SEI UN DATORE DI LAVORO E SEI IN DIFFICOLTA’ CON UN DIPENDENTE CEFALALGICO CHE NON RENDE SIAMO QUI PER AIUTARE LUI E TE: SEMBRA IMPOSSIBILE INVECE BASTA UN PICCOLO SFORZO PERCHE’ LA GIUSTIZIA SIA SEMPRE DAVANTI A TUTTO E TUTTI
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